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Edizioni la Meridiana: un impegno per la cultura del cambiamento


Elvira Zaccagnino

In attesa dell’uscita di Io amo la scuola, ne ho parlato con un amico, docente universitario, esperto di didattica e profondo conoscitore dell’editoria specializzata. Quando ha saputo che la casa editrice è La Meridiana, ha detto “molto bene, è tra le migliori case editrici per la scuola”. Segno, questo, di una eccellente reputazione sedimentata nel tempo, scandita da numerose pubblicazioni di alto livello qualitativo, e di un lavoro accurato e paziente di selezione tra le numerose proposte di pubblicazione che, ogni anno, senz’altro giungeranno nella redazione di Molfetta. E immaginiamo che tutto ciò richieda un lavoro attento e per nulla scontato. Ne parliamo, allora, con Elvira Zaccagnino, responsabile delle Edizioni la Meridiana.


Elvira, come nasce il progetto della vostra casa editrice? Quali valori vi hanno guidato nella definizione della missione della Meridiana?

Siamo nati come esperienza editoriale 32 anni fa. La nostra storia ha radici nell’impegno che alcuni di noi condividevano con don Tonino Bello, vescovo per dieci anni della diocesi della città in cui siamo, Molfetta. L’impegno sui temi della pace e dell’educazione alla pace, in una visione sociale e politica, con la certezza che il mezzogiorno era luogo già da allora di incubatore di culture altre e inclusive, generatrici di comunità accoglienti, capaci di generare futuri di sviluppo per tutti, ci ha portati a vedere nella ‘cultura’ il terreno su cui coltivare il nostro impegno professionale. In fondo non ci può essere un cambiamento sociale se questo non è nutrito da una cultura del cambiamento, e da un’idea forte che educare è fare politica in una visione affatto confessionale ma estremamente laica e aperta al confronto.


I temi proposti dal vostro catalogo sono numerosi, per esempio, scuola ed educazione, bambini, genitorialità, educazione emotiva, bullismo, pace/legalità e molti altri: qual è il filo rosso che li lega?

Credo che il filo rosso sia proprio l’idea che educare sia una responsabilità a cui nessuno può sottrarsi perché in quanti adulto vive in relazione con altri. E la relazione ci impone responsabilità che comportano delle scelte che indirizzano e orientano le azioni che compiamo. Che adulti essere e come vivere il nostro essere in relazione con il tempo, i luoghi e le persone, con le quali condividiamo la nostra vita in una dimensione micro e macro sul piano sociale non va dato per scontato ma va costantemente verificato, appreso, messo in gioco. I nostri libri si rivolgono ad adulti in ricerca e in situazione, adulti cioè che sentono forte la necessità di agire per cambiare e generare cambiamento nel rispetto di ognuno.


Seguire le attività e dare un costante impulso alle iniziative di una casa editrice di nicchia, capofila della piccola editoria di qualità, non dev’essere per niente facile. Come riuscite a tenere testa a un mercato così difficile?

Non è affatto facile e non è mai certo che le azioni messe in campo producano un risultato che tenga in equilibrio i conti. Il lavoro continuo di scouting sia degli autori ma soprattutto dei lettori attraverso incontri, presentazioni, occasioni formative favorisce quell’azione positiva di conoscenza e di contagio senza la quale i temi dei nostri libri resterebbero fuori dai circuiti commerciali. Noi amiamo dire che pubblichiamo libri utili, che servono. È faticoso, ma la sola strada possibile, determinare continuamente l’incontro tra i lettori che sono alla ricerca di libri utili e i nostri libri. Funziona? Trentadue anni direbbero di sì. A fatica e senza fermarsi un attimo. Anzi, incalzando ancora di più l’incontro tra lettori/autori/libri.


Quali sono i criteri che vi portano ad accogliere una proposta editoriale. Per esempio, cosa vi ha convinto di Io amo la scuola?

C’è una narrazione negativa sulla scuola e sugli insegnanti che negli ultimi anni non ha fatto affatto bene né alla scuola, né agli insegnanti, né all’infrastruttura socio-educativa del nostro Paese. Uno scontento che spesso ha proprio tra gli insegnanti l’alimentatore. Ora, educare, anche nella sua accezione di insegnare, non è affatto facile. Lo è ancora meno in un sistema Paese che non investe nella scuola e sugli insegnanti. Anzi che spesso li delegittima sul piano professionale caricandoli però di responsabilità che talvolta vanno ben oltre il loro ruolo. Nel libro di Annamaria Gatti e Annamaria Giarolo, c’è una prospettiva che ribalta il lamento e il senso di sconfitta in possibilità sperimentate e praticabili. Un punto di vista interno alla scuola che non disconoscendo nessuna delle difficoltà che un insegnante incontra, le trasforma in occasioni per ridare a ogni insegnante il suo ruolo positivo. E poi ci ha convinto molto la prospettiva, che poi è diventata presente nel titolo, dell’idea che la scuola vada amata. Educare amando l’azione stessa dell’educare non per buonismo ma con la consapevolezza generatrice dei due verbi, rende il contesto scuola diverso. E di certo migliore ci dicono e confermano le autrici con le loro proposte.


Ritenete di rimanere nell’ambito dell’editoria per la scuola od avete idea di “sconfinare” verso altri argomenti, per esempio, la formazione aziendale?

Ci sono testi nel nostro catalogo che hanno già sconfinato nell’ambito della formazione aziendale. Non è l’ambito ma l’approccio e la ricerca che permette questo. E anche la capacità dei lettori di non agire la cultura per compartimenti stagni.


Da ultimo che consigli si sentirebbe di dare a chi volesse affrontare una strada simile alla vostra?

Di cercare una visione alta alla propria ricerca editoriale. In questo momento il nostro Paese non ha bisogno di un editore in più che pubblichi e basta. Ma di editori che facciano cultura, generino confronto e ricerca. Editori che pensino e scelgano di fare libri che indicano, direi quasi costringano, a pensare.

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