La nostra Annamaria Giarolo ha terminato, con l’ultima lezione, il corso Le buone relazioni, gestito con il Centro Phronesis. Nove le partecipanti, più un’uditrice, provenienti dalla Scuola primaria e Secondaria, tra le quali una Dirigente di Istituto comprensivo. Il fatto che il Centro Phronesis sia accreditato dal MIUR e, quindi, che il corso si sia potuto pagare con la Carta del Docente è una buona cosa, ma a sentire le iscritte, gli argomenti proposti ed il contesto stesso del Centro Ermes sono stati determinanti per decidere la partecipazione. Ne parliamo con la docente.
Annamaria, quali erano i vostri propositi e quali le aspettative delle partecipanti?
Da parte nostra, volevamo proporre una formazione orientata a fornire competenze per gestire quelle situazioni di solito non facili da affrontare, a volte decisamente critiche, che capitano spesso nella vita professionale di un’insegnante. Momenti che possono coinvolgere alunni, famiglie, altri colleghi. Dare competenze e incoraggiare un atteggiamento orientato alla serenità. Le aspettative delle partecipanti erano le stesse con qualcosa in più, una richiesta implicita di confronto, di chiarirsi con se stesse, prima che con gli altri.
E ci sono riuscite?
Decisamente! La partecipazione è stata convinta e, dopo il primo approccio con l’aula, entusiastica. Le colleghe hanno capito che qui potevano mettersi in gioco, liberarsi, esprimersi liberamente e interagire senza problemi l’una con l’altra.
Quali argomenti avete toccato?
In cinque incontri, cinque argomenti, cinque aree di bisogno individuale, e non solo. Abbiamo parlato di empatia, di ascolto attivo, di leadership e di gestione dei conflitti, poi di come star bene in classe e del lavoro di gruppo. Ogni lezione con un minimo di parte frontale, molta interazione, esercitazioni di gruppo e relativi feedback.
Sempre con un buon clima?
Sempre. Soprattutto quando tutte si sono “sciolte” si è verificato quel benefico effetto di circolazione delle idee, di condivisione delle esperienze, tipico di una buona formazione. Anche le pause per il caffè, con qualche pasticcino, hanno contribuito alla serenità dell’aula.
Tutte contente, al termine?
Direi proprio di sì! A parte il proposito di rivederci ne prossimo futuro, per una nuova esperienza condivisa, tutte hanno manifestato soddisfazione per un’esperienza non facile, che ha richiesto loro tempo e attenzione. Al termine delle cinque giornate, anch'io mi sono sentita arricchita dal contatto con queste eccellenti colleghe. E, anche questa volta, ho terminato il corso con una domanda: cosa vi portate via da questa esperienza?
Cos’hanno risposto?
Mi hanno sorpreso, andando oltre le mie aspettative. Hanno riconosciuto l’importanza dell’ascolto attivo e della condivisione, imparato a lavorare bene in gruppo gestendo anche le difficoltà e le prime incomprensioni. Soprattutto, hanno condiviso un atteggiamento fondamentale nella nostra professione.
Quale?
Il significato e il valore del nostro operato come insegnanti. L’importanza di andare oltre la routine dell’aula di ogni giorno, delle lezioni, dei voti, dei collegi-docenti, per appropriarsi di ciò che intendiamo come missione per un docente: il fatto che il nostro compito non consiste solamente ne fare lezione e dare voti, ma soprattutto nell’affiancarci al bambino e poi all’adolescente nella sua crescita umana e culturale secondando il suo sviluppo in vista dell’acquisizione e del consolidamento di competenze decisive per il suo futuro status di cittadino di questo mondo. E non è poco.
Prevedi una seconda edizione di questo corso?
Senz'altro la proporrò al Centro Phronesis, perché è un'esperienza che merita di essere ripetuta.
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