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Non di soli banchi vive la scuola! - Parte quarta


Ecco i famosi banchi a rotelle. Immaginateli con su gli alunni della scuola primaria...

C’è davvero altro a cui pensare! E non aiutano coloro che spargono terrore sui possibili contagi, sull’isolamento immediato, sul reclutamento dei genitori e sulle eventuali denunce che, a detta di alcuni, pioveranno addosso soltanto agli insegnanti perché avranno permesso a qualche studente di alzarsi dal proprio posto!

Se alla scuola si chiede di impedire le relazioni, di innestare la paura dell’altro, di sostenere la diffidenza e di vietare l’apprendimento reciproco, quella non è più scuola: è un campo di isolamento che insegna, in malo modo, a coltivare soltanto se stessi!

Piuttosto, varcata la soglia, a settembre, una volta stabilite le prime regole di base per star bene tutti (perché l’obiettivo, ricordiamolo, è quello di non ammalarci!) ci vorranno tempi lunghi di ascolto e attenzione verso i tanti vissuti della primavera scorsa.

Dovranno venire alla luce le emozioni e le paure, le fatiche e le gioie della vita familiare ai tempi del lockdown, le preoccupazioni della malattia e la tristezza per la perdita di qualche persona cara, e, perché no, anche le feste di compleanno mancate, gli allenamenti perduti, le gite saltate, gli amici lontani e tanto, tanto altro ancora.

E poi può arrivare l’organizzazione di quella piccola comunità che è la classe: incarichi e ruoli per far fronte all’emergenza e rispettare le regole che aiutano a non ammalarci.

E quando capita che uno di noi (insegnante compreso) scopre di avere la febbre? Gridare “all’untore” servirà a ben poco, semmai saranno utili rassicurazioni, protezione individuale, distanze mantenute e certamente non la diffusione del panico nell’intero Istituto con la colpevolizzazione del povero malcapitato.

Servivano davvero, allora, i banchi nuovi con le rotelle? O non era più utile formare gli insegnanti per riconoscerne, anche economicamente, la professionalità?

Lavorare sull’esistente per renderlo il più sicuro ed inclusivo possibile, questo insegna l’Inclusive Education, e la scuola italiana la sa più lunga dei suoi ministri e di coloro che ritengono di poter essere in prima linea, quando si discute di istruzione, soltanto perché, molto tempo addietro, hanno frequentato le aule scolastiche (magari solo quelle dell’obbligo o poco più!).

Annamaria Giarolo

Continua…

Foto di Pily63 da Pixabay

Si possono consultare anche il primo, il secondo e il terzo articolo, su questo blog.

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